Controllo di gestione - Costi variabili e costi fissi:altri ragionamenti

Controllo di gestione obbligatorio: che fare? (11)

COSTI FISSI E VARIABILI: FINE DEL PROCRASTINARE

Chi tiene sotto controllo costi fissi e costi variabili, viene a perdere una delle possibili scuse per continuare ad operare distruggendo ricchezza.

Questo può sembrare un problema, ma è proprio quello che vuole la nuova legge.

Oggi, il segnale della crisi è dato dal patrimonio netto negativo. Anche quando il patrimonio è perso durante l’anno, gli amministratori fanno finta di essersene accorti solo con il bilancio del 31 dicembre. Poi indicono l’assemblea a giugno dell’anno dopo, ma la fanno andare deserta (anche quando sono loro stessi i soci!). A settembre si ritrovano e per prendere appuntamento dal notaio per la straordinaria vanno a novembre. A gennaio del terzo anno (se va bene) chiedono il fallimento.

In pratica, l’insolvenza viene riconosciuta quasi due anni dopo da quando è nata. Nel frattempo, si è accresciuta come un cancro.

Controllando costi fissi e variabili, invece, le premesse economiche per il fallimento emergono molto prima.

Per esempio, una pizzeria che abbia costi fissi di € 3.000 al mese e che venda una pizza ad € 15, con € 5 di costi variabili per ogni pizza, sa che deve vendere almeno 300 pizze al mese per non diventare più povera.

Se in un mese ne ha vendute solo 250, squilla il primo allarme.

Per colmare il deficit, il mese dopo deve venderne almeno 350, oppure si trascinerà il “buco” fino a fino anno.

È però un vantaggio saperlo fin da subito. Così come è un vantaggio sapere come si può reagire:

  • se la riduzione delle ordinazioni a 250 / mese diventa permanente, è utile sapere che si può recuperare aumentando il prezzo ad € 17;
  • oppure, che si può provare a risparmiare 2 Euro sul condimento di ciascuna pizza.

Se tutte le vie d’uscita si ritengono impraticabili, si può pensare alla cessazione di attività, o alla vendita a terzi. È ben diverso, decidere questo PRIMA di aver perso il patrimonio netto.

Solo la conoscenza dei costi fissi e di quelli variabili, permette questi ragionamenti.

Il tutto mese per mese, senza aspettare il bilancio annuale – quando magari sarà troppo tardi per la cura, perché l’impresa nel frattempo si è dissanguata.

Chi pensa che siano rari i casi di imprese che non coprono neppure i costi variabili, si ricordi di tutte le volte che ha visto un cantiere (pubblico o privato) abbandonato, con gru e mezzi d’opera ad arrugginire o venir saccheggiati. Nel campo degli appalti – ma più in generale in tutti quelli delle opere su commessa, dai sarti alle costruzioni navali, passando per l’edilizia, le riparazioni e l’impiantistica – il fallimento molto spesso è determinato non dai costi fissi, ma dal lievitare dei costi variabili oltre le previsioni.

Anzi, così come lo conosco io, il settore degli appalti e delle costruzioni meccaniche ed edili su commessa, in Italia è (o era fino a ieri) STRUTTURALMENTE organizzato per lavorare sottocosto.

Magari domani apro una parentesi rispetto al controllo di gestione e ne faccio un post a parte.

 

Continua. Domani la dodicesima parte.