Controllo di gestione - Costi variabili e costi fissi: per l'insolvenza

Controllo di gestione obbligatorio: che fare? (10)

COSTI VARIABILI E COSTI FISSI: PERCHÉ SONO IMPORTANTI PER L’INSOLVENZA

Indipendentemente dalla sua utilità per gestire l’impresa, la classificazione dei costi (ripartiti tra fissi e variabili) fornisce al gestore dell’impresa un ottimo strumento per dimostrare (ad insolvenza dichiarata) di essersi organizzato per rilevare tempestivamente la crisi.

Sì, perché la situazione di perdita di bilancio (che dopo un po’ azzera il patrimonio netto e prima o poi si traduce nell’impossibilità di pagare anche solo i debiti correnti) presenta due possibili sfaccettature che richiedono interventi del tutto opposti:

  1. se l’impresa in crisi copre tutti i costi variabili, per risollevarsi deve “solo” aumentare le vendite;
  2. se l’impresa in crisi non copre neppure i costi variabili, deve fare il contrario, ovvero FERMARE l’attività – scegliendone una redditizia se ce l’ha a portata di mano, se no è meglio che vada in liquidazione.

Torniamo all’esempio di due giorni fa del rematore contro-corrente.

Nel caso n. 1, il rimedio è di remare più vigorosamente. Poi magari, il rematore sta già impegnando tutte le sue energie, e allora anche lui dovrà rassegnarsi ad abbandonare il campo, magari cedendo il posto a un collega più forte.

Nel caso n. 2, invece, la barca sta procedendo al contrario e ogni colpo di remo ACCELLERA la corsa nella direzione della corrente – quando già si sa che a valle c’è una cascata a strapiombo. In questo caso, occorre girare la barca, prima ancora di riprendere a remare. Se il rematore non è più che esperto, oltre che forte, il suo dovere è quello di puntare alla riva prima di sfracellarsi (e di sfracellare gli altri marinai e chi gli ha imprestato i soldi per comprarsi la barca).

L’aver istituito una contabilità che evidenzi separatamente costi fissi e costi variabili sarà la prima giustificazione dell’amministratore dell’impresa insolvente.

Chiaramente, però, se poi l’amministratore non segue quello che la contabilità gli dice (soprattutto se versa nella scomoda situazione n. 2) avrà comunque problemi. Non però quello di essere incolpato di non aver istituito uno strumento di rilevazione della crisi.

Idem per chi versa nella situazione n. 1, anche se in questo caso il nuovo piano dei conti sarà ancora più utile, perché la dimostrazione di un “margine di contribuzione” giustificherà (almeno inizialmente) l’amministratore che ha continuato a lavorare in perdita.

Secondo me, l’esistenza di una ripartizione dei costi tra fissi e variabili può essere un’utile dimostrazione di aver istituito un sistema di controllo ANCHE nei casi (visti ieri) di imprese multi-prodotto o con ricarichi diversificati.

È vero, in questi casi la contabilità non fornisce elementi utili per indirizzare la modifica del mix di prodotti / ricarichi. Il dato generale sulla copertura o meno dei costi variabili, però, rappresenta comunque un’indicazione della situazione di fatto A PARITÀ DI MIX DI PRODOTTI / RICARICHI.

Nell’immediato, è comunque un dato utile.

 

Continua. Domani la undicesima parte.