Controllo di gestione - Costi variabili e costi fissi: differenze

Controllo di gestione obbligatorio: che fare? (7)

COSTI VARIABILI E COSTI FISSI: DOVE STA LA DIFFERENZA

Il concetto non è difficile: sono costi fissi tutti quelli che non variano al variare della produzione. Il riscaldamento di un ufficio, ad esempio, è un costo fisso, perché dove fa freddo tocca tenerlo acceso sia negli anni in cui in sala d’aspetto non c’è spazio per tutti, sia in quelli in cui i ragni fanno la tela sulle tastiere dei PC.

I costi variabili, invece, sono connessi al volume del prodotto o del servizio che viene venduto. Per il commerciante, le merci sono un classico esempio di costo variabile: più ne vende, più ne deve comprare – con un collegamento rigido tra vendite ed acquisti, con in mezzo a fare da polmone, solo il “magazzino”.

Purtroppo, molti costi sono semi-variabili. L’energia elettrica, per esempio, è un costo fisso per quanto riguarda l’illuminazione ed è variabile per quanto riguarda la forza motrice. All’interno della bolletta, poi, c’è un corrispettivo fisso per la potenza massima impegnata ed uno variabile per i kilowattora effettivamente consumati.

Le imprese che spendono molto di energia elettrica e che mantengono un controllo di gestione rigoroso, hanno contratti separati per l’energia elettrica destinata ad illuminazione e per quella destinata a forza motrice. Inoltre, ripartiscono il costo di ogni singola fattura elettrica su due voci: la componente fissa e quella variabile.

Il nostro imprenditore, alle prese con l’abc del controllo di gestione, nell’immediato non potrà arrivare a questi livelli di raffinatezza. Dovrà accontentarsi di attribuire la spesa elettrica ad una delle due categorie (fissa o variabile), a seconda che prevalga l’aspetto fisso oppure quello variabile.

L’imprenditore è il miglior giudice di queste cose, ma non è detto che neppure lui ci azzecchi infallibilmente. Dopotutto, il controllo di gestione serve proprio per aprire gli occhi dell’imprenditore sugli aspetti nascosti della sua impresa. In questo caso, emerge un limite della mia proposta, limite che ho riconosciuto fin dall’inizio: la proposta è meglio di niente, ma lascia ampi spazi a futuri miglioramenti!

L’altra grande voce di costo che genera dubbi è rappresentata dalla manodopera, il cui costo sale “a gradini” quando sale il fatturato e tende a rimanere fisso, quando invece il fatturato scende. Anche in questo caso, il nostro imprenditore si regolerà “a buon senso”, a seconda del ciclo in cui si trova (in aumento o in declino) e a seconda del peso dei contratti di lavoro a tempo indeterminato, rispetto ai vari contratti di lavoro flessibili o alla possibilità di ricorrere al conto-lavoro esterno. O magari anche a seconda della vicinanza alla pensione dei lavoratori.

Nel lungo termine, tutti i costi diventano variabili (il capannone può essere venduto, il personale stabile può essere ridotto bloccando in turnover). Vedremo in seguito che, almeno in prima battuta, conviene mantenere un approccio di breve termine, ovvero guardare solo fino al prossimo bilancio.

Separati in qualche modo i costi variabili da quelli fissi, il nostro imprenditore sarà in grado di dimostrare di aver fatto il primo e fondamentale passo verso il controllo di gestione.

L’ideale sarebbe di rivedere il piano dei conti PRIMA dell’inizio dell’anno. In quelle realtà in cui i movimenti contabili non sono molti, però, a marzo dovrebbe essere ancora possibile frazionare i soli “conti calderone” dei costi, ripartendoli su nuovi conti maggiormente dettagliati.

Separare costi fissi e costi variabili, invece, è possibile (anche retroattivamente) in qualunque momento dell’anno, perché basta aggiungere un codice a tutti i conti esistenti.

Di solito, i programmi di contabilità prevedono una gerarchia tra i conti a molti livelli. Le imprese più piccole sfruttano solo due o tre livelli di questa gerarchia. Per questo motivo, nei numeri di conto si vedono spesso sfilze di zeri che danno solo fastidio all’occhio.

Sfruttare maggiormente le potenzialità del programma di contabilità è già un segno di miglioramento gestionale.

 

Continua. Domani la ottava parte.